Tanti sono i genitori che riprendono i propri figli mentre ascoltano la musica a tutto volume, eppure i ragazzi faticano a comprendere che con il tempo, proprio quello che tanto li rende felici, può mettere a rischio la loro qualità di vita.
Il bombardamento di decibel ai quali si sottopongono in maniera continuativa, tra discoteche, concerti, MP3ascoltati nelle cuffie ad un volume eccessivo, sono le principali cause dell’ipoacusia (perdita uditiva) giovanile.
Questo tipo di ascolto purtroppo non è saltuario, ma frequente, se non giornaliero. Non è tanto la quantità, ma una sovraesposizione regolare e di lunga durata alla musica ad alto volume. Se le orecchie vengono esposte troppo spesso a sollecitazioni di questo tipo, ne possono derivare danni permanenti all’udito. Nelle discoteche e nei concerti, la normativa europea fissa il limite a 105 decibel (db), con picchi al massimo di 120db, ma questo limite spesso non viene rispettato, con conseguenze maggiori specie per chi si trova vicino alle casse acustiche.
A questo punto, pensiamo che i ragazzi debbano rinunciare alla musica o a divertirsi? Assolutamente no! Basta qualche piccolo accorgimento: non utilizzare in modo continuativo l’ascolto degli MP3; ridurre a non più di due ore la permanenza in discoteca,preferendo 15/20 minuti di pausa “uditiva” allontanandosi momentaneamente dal locale. (che tutto sommato non è male, visto che dialogare in discoteca risulta quasi sempre impossibile).
Parlare di deficit uditivo ad un ragazzo di 18/20 anni sembra paradossale e sicuramente scatenerà in loro ilarità. Normalmente la sordità si associa all’invecchiamento, eppure pochi di loro sanno che nel nostro Paese è in crescente aumento il fenomeno della sordità, soprattutto nei giovani.
In passato si parlavi di ragazzi disattenti, di alunni smemorati, che a scuola faticavano a comprendere, eppure oggi è ormai appurato che una percentuale di questi ha avuto una ridotta sensibilità uditiva sottovalutata. Oggi, un adolescente su 5 lamenta un disturbo da ipoacusia. Secondo i dati Oms,si stima che sono oltre un miliardo i giovani tra i 12 e i 35 anni a rischio, che possono compromettere il loro risultato scolastico o professionale. 466 milioni di persone nel mondo sono affette da perdita uditiva invalidante e da uno studio internazionale presentato al Parlamento Europeo in occasione del Word HearingDay 2018, si afferma che la perdita della capacità uditiva non curata, può far aumentare del 28% il rischio di non riuscire a svolgere le normali attività quotidiane, anche le più semplici.
In Italia, 7 milioni di persone hanno problemi di media o grave entitàe la metà di quest’ultimi non usa un apparecchio acustico, condizione che può portare ad un aggravamento della qualità di vita.
La diagnosi precoce è una delle poche armi che abbiamo a disposizione per contrastare l’insorgenza della ipoacusia, manon solo, anche il fastidioso disturbo degli acufeni (fischi continui percepiti nell’orecchio) sono un campanello d’allarme. Quest’ultimo dovrebbe mettere in allerta le famiglie se si presenta in modo continuativo e costante.
Le famiglie consapevoli, ma anche gli insegnati nelle scuole, dovrebbero trasmettere un messaggio importante: “Saper ascoltare a volte non basta, se non si riesce a sentire!”
Trascurare un deficit uditivo per vergogna può rivelarsi con il tempo un boomerang, compromettendo la vita sociale, ma soprattutto mettendo in discussione l’autostima. Quando ci si chiude in se stessi, la barriera del suono non oltrepassa lo spazio che ci circonda.
In conclusione, l’arma per combattere futuri e gravi deficit uditivi, sono la prevenzione e i controlli a cadenza periodica, specie non appena insorgono i sintomi, che mettono in difficoltà la nostra percezione di suoni e rumori.
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