Riconoscere in modo precoce la perdita di udito nel bambino e attuare l’appropriato trattamento, rappresentano i fattori chiave per il suo normale sviluppo comunicativo e sociale.
Una diagnosi tempestiva di ipoacusia e l’applicazione di apparecchi acustici o, in caso di sordità profonda, di impianti cocleari, concorrono a scongiurare gli effetti negativi che la perdita di udito provoca sull’acquisizione linguistica e sull’intera sfera socio-emotiva.
Il deficit uditivo permanente è una delle più comuni anomalie congenite dell’infanzia; si manifesta tra i 0,5 e 1,5 bambini ogni mille nati.
L’ipoacusia infantile può essere classificata secondo diversi criteri. I più utilizzati valutano: gravità, epoca di insorgenza, sede anatomica della lesione ed eziologia.
La gravità della perdita uditiva è classificata secondo tabella:
Grado di perdita uditiva | ||
Range di perdita d’udito (dB HL) | ||
lieve | 20-40 | |
moderata | 40-70 | |
severa | 70-95 | |
profonda | ≥95 |
In rapporto all’epoca di insorgenza della perdita di udito nel bambino, l’ipoacusia si può suddividere in prenatale, perinatale e acquisita.
L’ipoacusia prenatale o congenita, rappresenta la maggior parte dei casi di ipoacusia infantile, è presente fin dalla nascita e può essere riconducibile a fattori genetici o da infezioni contratte nell’utero materno.
L’ipoacusia perinatale è invece riconducibile a un danno uditivo subito durante il parto o nel periodo immediatamente successivo; mentre l’ipoacusia acquisita insorge dopo la nascita e può essere anch’essa di natura ereditaria.
Viene ulteriormente classificata sulla base dell’epoca di insorgenza rispetto all’acquisizione del linguaggio: la forma preverbale entro i primi 18 mesi di vita, la forma paraverbale tra i 18 e i 36 mesi, la forma postverbale dopo i 36 mesi. Rispetto alla sede della lesione, si suddivide in periferica (trasmissiva, neurosensoriale cocleare e retrococleare, mista) o centrale.
Un’ulteriore classificazione si basa sull’eziologia, in quanto si possono avere forme congenite, acquisite e sconosciute (20%).
L’introduzione dello screening neonatale per la sordità congenita su tutti i nuovi nati, ha permesso di identificare anche le perdite uditive isolate, arrivando così ad una maggiore copertura diagnostica e al miglioramento del fitting protesico, del management clinico e familiare.
Nel momento in cui viene diagnosticata la sordità in un piccolo paziente, è importante la precocità dell’intervento riabilitativo. È stato infatti riconosciuto un “periodo sensibile” nell’arco temporale che va dalla nascita fino ai 3-4 anni di età, durante il quale i sistemi neurali sono particolarmente responsivi ad appropriati stimoli. Questo periodo viene definito anche “periodo critico”, in quanto se non si mette in atto una stimolazione adeguata attraverso gli apparecchi acustici, i substrati neurali del sistema uditivo non si sviluppano normalmente e si alterano in modo irreversibile. Dopo i 4 anni infatti, la plasticità del sistema uditivo è ridotta e i network neurali, consolidati con limitate capacità di maturazione.
Per attuare la migliore strategia di trattamento e sviluppare nel bambino una personalità il più possibile integrata nella società, è quindi fondamentale:
- Precocità della diagnosi;
- Tempestività nell’uso corretto della protesizzazione;
- Intervento in supporto della famiglia, valutazione delle dinamiche affettive-emotive e rilevazione delle difficoltà oggettive;
- Precocità dell’allenamento acustico e del trattamento logopedico, per la stimolazione del linguaggio verbale e della comunicazione.
I soggetti principalmente coinvolti sono la famiglia e i medici che seguono in modo attivo e costante la crescita del bambino. Sono proprio loro che rilevano le risposte ai diversi stimoli uditivi e ne notano le anomalie.
I segnali più comuni da osservare nei primi mesi di vita sono:
- Se ruota il viso verso una qualsiasi sorgente sonora e reagisce agli stimoli che ne derivano;
- Se nei primi mesi di vita il neonato reagisce e cerca di rispondere alla voce della mamma emettendo i tipici suoni detti della “lallazione”;
- Se il bambino reagisce a rumori forti e improvvisi;
- Osservare se dopo i primi mesi inizia a riconoscere e a sorridere alle voci familiari.
È buona regola rivolgersi il prima possibile ad uno specialista che approfondirà, con le dovute indagini, se sussistono realmente dei deficit uditivi.
Come abbiamo più volte detto e non ci stancheremo mai di ribadire, è essenziale una tempestiva diagnosi per lo sviluppo sereno e corretto del bambino.